“Tutti nasciamo liberi e uguali nella fratellanza. Taluni pensano però di essere più liberi ed eguali degli altri”.
I giganti delle Cronache sono il frutto della nostra immaginazione, tratteggiati nelle fiabe, nei miti e nelle leggende, mistificazioni della storia e delle religioni,
volti a spiegare l’incomprensibile, l’insuperabile, il troppo grande o il troppo ingiusto.
Nelle Cronache i giganti hanno emozioni, ambizioni e delusioni, come lo Spàupas disperato e solitario custode della giustizia,
il bambino sacro diventato troppo ingombrante per poter essere amato, l’albero millenario chiamato il Vecchio Profeta o Veive che non riesce a ottenere vendetta.
Ma ci sono anche nani come i Mezzuomini e gli Ottimati, o i nani bianchi fabbricatori di biciclette rubate, Emil che desiderava essere invisibile senza sapere di esserlo già,
Davide mandato a processo per avere ucciso Golia o figli ingrati come il gigante Guaiaco, onorato dal popolo dei nani per aver ucciso il proprio padre Elce.
I giganti delle Cronache vivono nel “non luogo” per eccellenza, Eterotopia, e in un “non tempo” come può esserlo quello delle fiabe, della memoria oppure della speranza.
Sono costruzioni immaginarie, certo, ma a ben guardare ci si può accorgere quanto siano reali e viventi, intorno a noi, talvolta divertenti e ironici,
talaltra drammaticamente disperati o ancora neanche troppo grandi come potremmo credere.